Roma ha conquistato tutta l’Italia centrale, grazie a ciò mercanti e senatori si sono arricchiti.
Sono proprio questi che spingono Roma verso la conquista di nuove terre, un esempio è rappresentato dal discorso che Publio Decio Mure fa ai soldati dopo la conquista di Margunzia nel Sannio:
“Intendete accontentarvi di questa sola vittoria e di questo solo bottino? Volete nutrire speranze degne del vostro valore? Tutte le città dei Sanniti e le ricchezze nelle città sono in vostra mano. Vendete codeste cose ed attirate con la speranza di guadagno i mercanti a seguire la marcia dell’esercito; io vi procurerò sempre nuova preda da vendere.” (Tito Livio)
Le terre meridionali rappresentano per Roma una buona prospettiva perchè sono le più ricche e le meno difese, caratteristiche che le rendono “molto appetibili”.
Proprio verso Sud si rivolgono le mire espansionistiche di Roma, le legioni vengono subito mobilitate a difesa delle popolazioni della Magna Grecia che hanno chiesto aiuto: Sanniti, Lucani e Bruzi.
Presidi romani si insidiano, con il consenso delle popolazioni locali, a Turi, Locri, Crotone e Reggio.
La guerra contro Taranto
Taranto è una ricca e potente città sulla costa ionica, centro di raccolta e di smistamento della lana.
I rapporti tra Roma e Taranto sono pacifici, l’ultimo trattato è stato stipulato nel 303 durante le guerre sannitiche, quando Taranto si accorge della sempre maggiore penetrazione militare, economica e politica di Roma. Tale Trattato sancisce che i Romani non avrebbero interferito nelle zone sotto l’influenza dei Tarantini, soprattutto a non sarebbero penetrati con la flotta nel golfo di fronte alla città.
Roma ha firmato il trattato con Taranto con le guerre sannitiche in corso quando la sua situazione non era delle più rosee. Ora, si sente troppo stretta a rispettare gli accordi presi:non può agire liberamente nell’Italia meridionale.
Proprio per questo, quando Turirichiede il suo intervento in città per le lotte che si susseguono fra aristocratici e democratici, invia subito un presidio.
Tale intervento non viene visto bene da Taranto, poichè la città di Turi è sotto la sua influenza.
La guerra, però, si scatena quando 10 navi romane entrano nel porto di Taranto, violando totalmente il trattato.
Taranto distrugge la squadra navale romana, caccia il presidio romano a Turi e dichiara la guerra nel 282.
Taranto non ha la forza bellica per contrastare Roma, così chiede aiuto a Pirro, re dell’Epiro, grande condottiero del mondo ellenistico.
Pirro ha un grande regno nel nord della penisola balcanica, che comprende Epiro, parte della Macedonia e della Tessaglia e l’Illiria meridionale.
Pirro ha un esercito molto valido, messo alla prova dagli scontri contro la Macedonia, la Siria, la Tracia e l’Egitto.
Il disegno di Pirro è di creare un principato che comprenda anche l’Italia meridionale. Proprio per questo, quando Taranto chiede aiuto a Pirro questo risponde prontamente.
Pirro sbarca in Italia con 30.000 uomini e 20 elefanti nel 280, Roma rimane battuta, dalla sua abilità strategica e dal terrore creato dagli elefanti, in due occasioni: ad Eraclea e ad Ascoli Satriano.
Pirro subisce, comunque, forti perdite e, a parte Lucani, Sanniti e Bruzi, nessuna città meridionale si unisce a lui.
Pirro decide, quindi, di iniziare le trattative per la pace, affidate al suo abile ministro Cinea, mentre Roma affida al censoreAppio Claudio le trattative per suo conto.
Pirro lascia la penisola e si rivolge alla Sicilia in cui si svolgeva il contrasto tra Siracusa e Cartagine nel quale voleva intromettersi.
Pirro in Sicilia
Cartagine, già presente nella parte occidentale della Sicilia, mira a conquistare l’intera isola.
Siracusa cerca di difendere a tutti i costi la propria indipendenza: finchè ha avuto valorosi condottieri è rimasta a capo della Sicilia orientale.
Alla morte di Agatocle, nel 289, le città greche nella parte orintale dell’isola cominciano a avere dei contrasti, ciò permette a Cartagine di conquistarle. La stessa Siracusa è assediata dall’esercito punico.
In questo momento interviene Pirro a difesa delle città greche, da questo accolto come un liberatore.
I Cartaginesi cercano, allora, l’alleanza con Roma: firmano un trattato di alleanza contro Pirro. Nel trattato sono previsti due teatri di guerra: Italia meridionale e Sicilia.
Le trattative, intanto, tra Cinea e Appio Claudio falliscono.
La fine della guerra
In Sicilia Pirro riesce a vincere molte battaglie e i cartaginesi sono costretti a rifugiarsi nella fortezza di Lilibeo. Qui, i cartaginesi riscono a contrastare Pirro, le città greche cominciano a diffidare del condottiero, sobbarcate dell’invio di risorse al suo esercito per continuare la guerra.
Nel frattempo, Roma riprende le ostilità nell’Italia Meridionale, così Pirro è costretto ad abbandonare la Sicilia e a dedicare le proprie forze nel sud della penisola.
Pirro affronta l’esercito romano nella battaglia di Maleventum nel 275, la vittoria è romana.
Roma, in ricordo di questo successo, cambia il nome della città in Beneventum.
Pirro torna in Epiro, Taranto cade ed è costretta ad accettare l’alleanza con Roma nel 272, Roma conquista l’Italia meridionale fino allo stretto di Messina.